La violenza della luce – Gianluca De Rubertis
Dopo la fortunata parentesi musicale con il duo “Il Genio” (come dimenticare il singolo “Pop porno“), gli album solisti “Autoritratti con oggetti” (Niegazowana Records, 2012) e “L’universo elegante” (MArteLabel, 2015), le collaborazioni con Morgan, Dellera, Amanda Lear e tanti altri noti musicisti della scena italiana, anticipato dal singolo Pantelleria, De Rubertis torna con il suo terzo lavoro solista che mostra una cifra stilistica che unisce una scrittura raffinata e profonda a una “semplicità” pop. Con “La violenza della luce” l’autore riflette, nel modo più autentico possibile, sul potere maieutico dell’oscurità, su come nel “buio” di una condizione esistenziale difficile si possa raggiungere una presa di coscienza insperata. Al disco hanno collaborato Lele Battista, Matilde Davoli, Leziero Rescigno, Barbara Cavaleri e altri musicisti. «Questo disco intravede la sua luce in uno spazio-tempo molto rapido, violento e critico. Quelle buie cupole in cui a volte incappiamo ci danno la possibilità di scoprire quanto il chiarore possa esserci sfuggito, lo avevamo dimenticato quel chiarore, percorrendo innumerabili strade fuligginose e affondando i tacchi in continue pozzanghere», sottolinea De Rubertis. «Lo stupore che deriva dalla presa di coscienza dell’orrore che si prova per se stessi è anche il più formidabile acciarino che ci consente di appiccare un primo timido e delicato fuoco. Per questo le canzoni di questo album, io credo, vivono quasi tutte di una stessa vita, è un concept album privo di concetto, non lo è per definizione ma potrebbe esserlo per elezione. Alla base c’è questo», prosegue. «L’equilibrio tra una scrittura che riuscisse elegante e densa e una semplicità più prettamente “pop” non è stato assolutamente ricercato ma si è palesato, questa volta, in maniera del tutto automatica, a vantaggio di una cifra che sento più personale. Scrivere questo album è stato un esercizio di vita, e senza prendermi la briga d’essere la parafrasi di me stesso forse sono riuscito ad essere più diretto; o almeno lo spero. Senz’altro, e a questo tengo molto, sono stato sincero. I riferimenti soliti che tutti i giornalisti vorranno cercare all’interno delle canzoni non li rifuggo, sebbene non mi interessino. Lascio la libertà di segnalarli a chi vorrà farlo».